Ghemon – Non voglio morire qui

Rapper, cantante, writer: Ghemon è un artista dall’inafferrabile definizione artistica. La sua carriera è attiva da diverso tempo, ormai; dal suo primissimo gruppo rap irpino dei 15 Barrato sono trascorsi infatti più di vent’anni. Intanto Ghemon ha cambiato più volte pelle, tra mixtape, album e disparate collaborazioni, approdando alle sonorità nu-soul dei tempi recenti, mantenendo però sempre integra quella fisionomia artistica che col tempo si è andata consolidando. Complice la temperie social(e) che minaccia di annacquare ogni profilo individuale in algoritmi ripetuti e già calcolati da qualche altra parte, la lotta contro l’appiattimento, artistico e umano, di Ghemon ha trovato ulteriore incentivi a proseguire nella direzione tracciata da “ORCHIdee” pubblicato tre anni fa con il suo ultimo lavoro “Mezzanotte”.

Ancora e di più rispetto al precedente album, il nuovo disco fa del discorso sull’ego il suo nucleo fondante, cercando di alleggerirlo da quei pericolosi rigonfiamenti di orgoglio che rischierebbero di tagliare fuori l’ascoltatore (come sta accadendo attualmente nello scenario della trap). I ritornelli di “Un temporale”, “Bellissimo”, “Cose che non ho saputo dire” e “Non voglio morire qui” hanno una presa infettiva e si aggrappano presto alle orecchie già dai primi ascolti, godendo di una maggiore presenza canora, a discapito del flow. Il progetto di “Mezzanotte” ha avuto una gestazione lunga, fatta di lavori minuziosi, di ripensamenti e riscritture, come ha documentato lo stesso artista attraverso i suoi canali social. Ma a pesare di più è stato l’apporto che lo stesso Ghemon ha dato alle singole tracce dell’album: non solo scrittura delle strofe, ma anche composizione melodica, missaggio dei brani e supervisione dell’intero lavoro, fino all’emblematica copertina progettata, non a caso, dal suo amico di vecchia data Corrado Grilli, in arte Mecna.

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Giovanni Luca Picariello, Roberto Dragonetti
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